La mentalità che ti consente di imparare a gestire la balbuzie
Scopri la mentalità che permette di gestire la balbuzie con successo. Strategie pratiche per affrontare il disturbo nella vita quotidiana
Flaviano Ioimo
6/18/20253 min read
La mentalità che ti consente di imparare a gestire la balbuzie
Esiste una mentalità che ti aiuta davvero a imparare a gestire la balbuzie? Prima ancora di parlare di tecniche, metodi o terapie, questa è la domanda fondamentale.
Me lo sono chiesto molte volte, soprattutto dopo 15 anni di insegnamento di uno dei principali metodi per la balbuzie in Italia. Ho lavorato con persone con balbuzie molto diverse tra loro, non solo per la manifestazione dei blocchi, ma soprattutto per il modo in cui vivevano la balbuzie nella vita quotidiana.
Col tempo mi sono accorto che il successo di un corso dipendeva più dall’atteggiamento mentale della persona che dalla gravità della sua balbuzie. Riuscivo spesso a prevedere, già nei primi giorni, chi avrebbe avuto difficoltà e chi, invece, avrebbe proseguito con fiducia. Anche gli insegnanti più esperti lo notavano: leggere in anticipo i pensieri degli studenti sembrava quasi una magia che aumentava la fiducia nel percorso.
Eppure, a volte, mi sorprendeva vedere persone che, pur avendo investito tempo e denaro per migliorare, facevano fatica a collaborare anche su piccoli esercizi. Dichiaravano di essere disposte a fare di tutto, ma poi esitavano di fronte a un semplice esercizio allo specchio.
Perché accade questo? Quale mentalità fa davvero la differenza?
La reazione alle difficoltà: la chiave di tutto
Imparare a gestire la balbuzie ha molto a che fare con il modo in cui una persona affronta le difficoltà della vita.
Pensiamo a due persone che, dopo un incidente, perdono l’uso delle gambe. Una può lasciarsi travolgere dallo sconforto. L’altra può trasformare la sua condizione in una nuova sfida, magari diventando un atleta paralimpico.
Lo stesso vale per la balbuzie. Chi riesce a trasformare la difficoltà in una sfida da affrontare, spesso è più aperto, collaborativo e disposto ad accettare che il percorso non sia perfetto. Non cerca il fallimento per dimostrare che la tecnica non funziona, ma si rialza ogni volta che incontra un ostacolo.
All’inizio credevo che questa attitudine fosse legata all’intelligenza. Poi ho capito che è un processo che può essere stimolato e allenato. È la mentalità a fare la differenza.
Tre elementi che costruiscono la mentalità giusta
1. Egocentrismo positivo
Per anni ho confuso questa sensazione con l’egoismo. Mi sembrava di pensare di più a me stesso, e mi sentivo in colpa. Poi ho capito: egocentrismo positivo significa dare priorità ai propri obiettivi senza voler dominare gli altri.
Nella gestione della balbuzie, questo significa accettare che esista qualcosa di più forte dei propri desideri: la balbuzie c’è e va gestita con le regole del suo "sistema".
L'errore non è un fallimento, ma un’occasione per imparare a gestire meglio.
È come un pilota di Formula 1: non vince imponendo la sua volontà all'auto, ma imparando a sfruttare al meglio il mezzo e le condizioni della pista. Allo stesso modo, il balbuziente diventa il "pilota" che adatta il proprio parlare al contesto.
2. Vivere la realtà
Chi balbetta spesso vive "dentro la propria testa", assorbito dalle preoccupazioni: «Quanti blocchi avrò? Cosa penseranno gli altri?».
Questa energia mentale spesa in ansia e anticipazione riduce la capacità di reagire nel momento presente.
Un esempio concreto: due ragazzi si preparano per il concorso dei carabinieri.
Il primo passa un anno a esercitarsi in uno studio, ripetendo tutte le possibili domande. Ma davanti alla commissione, l’ansia prende il sopravvento, la mente si protegge, e tutto il lavoro crolla.
Il secondo si allena nel mondo reale: parla in bar, chiede informazioni, affronta situazioni impreviste. Il giorno dell’esame si sente leggero, naturale, in grado di gestire il parlare nell’ambiente, nonostante l’agitazione.
Allenarsi nell’ambiente reale abitua il cervello a integrare il parlare con le situazioni vissute, riducendo l'effetto paralizzante dell’ansia anticipatoria.
3. Cambiare mentalità
Lavorare con tanti balbuzienti mi ha insegnato che esistono due fattori chiave:
Riconoscere la natura della balbuzie: è un disturbo del linguaggio complesso, non ancora curabile in senso stretto. Accettare questo significa smettere di aspettare il "miracolo", come un fedele che entra in chiesa sperando che la balbuzie sparisca.
Accettare di essere diversi dal "normale": il nostro modello mentale di linguaggio è tarato su un parlare fluido e privo di esitazioni. La balbuzie ci costringe a uscire da quel solco, ad accettare una strada diversa.
Solo accettando davvero questa diversità si può costruire una mentalità nuova.
Non si tratta di rassegnazione, ma di realismo.
Accettare la realtà permette di lavorare concretamente su ciò che possiamo fare: gestire il nostro parlare anche in presenza della balbuzie.
Conclusione
La mentalità per imparare a gestire la balbuzie si costruisce accettando la sfida, vivendo il presente, e riconoscendo la realtà del disturbo.
Non cercare la perfezione. Non aspettare il miracolo.
Trasforma la difficoltà in allenamento.
È qui che inizia il vero cambiamento.
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